Napoli – Canonica Santa Maria di Piedigrotta

Canonica Santa Maria di Piedigrotta

ITALIA-Piedigrotta


Visita il sito della parrocchia di Piedigrotta

Canonici Regolari Lateranensi,

Canonica S. Maria di Piedigrotta,

Piazza Piedigrotta 24,

80122 Napoli, Italia

Tel./Fax (0039-81) 66 97 61

Sito: www.madonnadipiedigrotta.it

E-mail: parocchia@madonnadipiedigrotta.it

info@madonnadipiedigrotta.it

 

D. Piero Milani, priore

Ab. Giuseppe Cipolloni 

D. Giovanni Pochini


La chiesa di S. Maria di Piedigrotta sarebbe stata costruita nei pressi di un antico tempio di Priapo. Il primitivo culto avrebbe portato il nome di S. Maria dell’Idria, ma sarebbe stata sostituita presto da una chiesa dedicata all’Annunciazione di Maria di Piedigrotta, il cui documento più antico risale alla fine del XII. La festa folkloristica risale secondo alcuni a quest’epoca.

Nel 1205 si conosce già un abate Giovanni Finga, rettore della chiesa di Piedigrotta ove nel 1207 furono poste momentaneamente le reliquie dei martiri cumani. Questa chiesa primitiva di cui non si conoscono le origini, era posta sulla collina di Posillipo e fu oggetto di devozione dei pescatori e mariani della zona.
Presso la chiesa aveva sede una congrega di sacerdoti assetti al culto sotto la direzione di un abate secolare che reggeva anche un annesso ospedale che esisteva ancora all’inizio del secolo XIV.

La chiesa stessa era molto rovinata alla fine del secolo XIII ma ancora nella devozione dle popolo all’inizio del secolo seguente come attestano Boccaccio e Petrarca; anzi venne in grande rinomanza perché eletta a santuario reale degli Angioni, dalla regina Giovanna I d’Angiò che come rettore vi aveva il suo segretario Marino Brancaccio.
Nel 1343 la chiesetta primitiva fu del tutto distrutta da una bufera di mare o maremoto che il Tetrarca ricorda come cataclisma cittadino. La regina promise che avrebbe ricostruita la chiesa. Ciò avvenne dieci anni dopo ad opera del solerte suo segretario Brancaccio cui si deve anche la nuova immagine in legno del secolo stesso (1320?). questa venne messa nella nuova chiesa che fu costruita ai piè della grotta con l’ingresso verso la bocca della grotta che portava a Pozzuoli. Era in stile gotico e circa metà dell’attuale. La regina fu generosa con essa poiché aveva molti delitti da farsi perdonare.

Scacciati gli Angioni, Alfonso d’Aragona abolì la commenda sulla canonica di Piedigrotta e dette il monastero iniziale da lui fondato e la chiesa ai Canonici Regolari Lateranensi di cui era amico tramite D. Timoteo Maffei. I Canonici vennero a Napoli nel 1453 e, poiché la chiesa non aveva più alcuna rendita, le fu unita quella di S. Pietro ad Aram con relative rendite che erano godute dal commendatario Arcivescovo di Napoli, Rainaldo Piscinelli. In attesa che questi morisse, il Re si offrì di mantenere a sue spese i canonici di Piedigrotta cui si unirono due anni dopo quelli sfrattati da S. Giovanni in Laterano dopo la loro cacciata del 1455 alla morte di Nicolò V. nel 1466 la canonica di Piedigrotta venne divisa dall’amministrazione di S. Pietro ad Aram che era stata un’antica abbazia dei Canoni Regolari Vittorini. Con i Lateranensi il Santuario di Piedigrotta divenne rinomato e famosa la festa titolare dedicata alla Natività di Maria.

Divenuta troppo piccola la chiesa, i canonici, diroccata quasi tutta la chiesa angioina, ricostruirono il tempio nell’ampiezza attuale ed ingrandirono il monastero. Vincenzo Galeotta, lateranense e poi vescovo di Squillace, nel 1507 lasciò beni al monastero per la costruzione della chiesa; altri ne lasciò nel 1520, tanto che venne chiamato dai confratelli fondatore della nuova chiesa.
Finalmente verso la metà del secolo XVI si cominciò a costruire la chiesa del priore D. Paolo Oliati da Lodi che fu priore fino al 1558 per poter finire l’opera: parte delle strutture murarie della vecchia chiesa rimasero nella nuova che pare fosse terminata nel 1560: era a croce greca con l’ingresso verso il monte, proprio come l’antica chiesa. Nei primi anni del seicento la porta venne aperta dalla porte opposta verso la città con altri importanti lavori di rifinitura. È di quest’epoca il modesto campanile costruito sopra la cappella di S. Anna.
Verso il 1570 i canonici ingrandirono il monastero, benché non si possa stabilire con certezza quando fu ricostruito il secondo chiostro sovrapposto a quello quattrocentesco. Dopo i lavori di rifinitura all’inizio del seicento, l’abate Don Prospero panaci all’inizio del ‘700 rifece l’altare maggiore con l’edicola della Madonna. L’abate Positano terminò di imbarocchire tuta la chiesa secondo l’uso del secolo. Piedigrotta era divenuta abbazia nel 1649.

Nel 1799 nella soppressione degli ordini religiosi, i canonici riuscirono a salvare il loro istituto e la canonica di Piedigrotta versando al Generale Rey 250 ducati. Nel 1809 i lateranensi perdettero tutti i loro beni, salvando però sotto le sembianze secolari la Congregazione. Piedigrotta divenne l’unica sede di questa ed un Superiore Maggiore vi risedette finché nel 1829 con l’unione alla Congregazione sorella del SS. Salvatore di Bologna, i Lateranensi di Napoli videro tempi migliori e nel 1853 festeggiarono con solennità il V centenario della loro venuta a Napoli ed inaugurarono i restauri generali del santuario e del monastero che innalzarono di un altro piano per il collegio annessovi.
Nel 1865 ebbe esecuzione la soppressione dei beni da parte del governo savoiardo e la canonica perdette ogni possibilità di esistenza. La comunità venne sciolta ed una parte di canonici fu secolarizzata, un’altra venne deportata a Torre del Greco.

Dopo solo cinque anni l’abate Zola riunì la comunità come poté in abitazioni di fortuna finché il can. Pucci non edificò alcune stanze sopra la chiesa nel 1911; la chiesa venne creta parrocchia dal Card. Pisco, mentre negli anni 1928-30 venne ripristinata la chiesa e riportata alla grandezza del secolo XVI, dopo essere stata rimpicciolita nel 1824. Venne ricostruito l’attuale altar maggiore e il pulpito, ma la comunità rimase limitata fino ad oggi a pochi canonici. Attualmente sono state apportate alcune importanti modifiche al presbiterio e al fonte battesimale curate dall’Architetto Eugenio Abruzzini.